domenica 30 agosto 2009

Mumble. Mumble...

Oggi mi va di farvi una domanda. La mountain bike racchiude in sè un universo di classificazioni che sono direttamente collegate alle categorie di utilizzo. Se parliamo di cross country tutti capiamo che è differente dalla downhill. Ora, io non è che sia una cima, anzi, ma vorrei capire oggi cosa significa all-mountain, enduro e freeride. Nell'ultima uscita ho pedalato una bicicletta full-suspended da 160/165. Il percorso di carattere appenninico prevedeva per lo più salite e discese su singletrack che andavano da una difficoltà media a tratti molto impegnativi. Il dislivello a fine giornata si aggirava sui 1700 metri. E fino a qui voi potreste dirmi che ho fatto un giro all-mountain.
Però durante la discesa più divertente, anziché percorrerla tutta di un fiato, ci fermavano spesso per ripetere passaggi, ma soprattutto valutare linee fantasiose che usavano rocce come salti e radici di alberi come inaspettate sponde esterne di curve. Linee di discesa invisibili agli occhi di chi ingoia il dislivello in un sol boccone. La discesa ha occupato diverse ore, quando normalmente in trenta minuti si giunge a valle. E' stato un momento di confronto tra di noi, nel quale ognuno metteva in gioco le proprie abilità per migliorarsi e spostare un po' oltre i propri limiti. Salti chiusi perfettamente, landing creati sul momento riportando terriccio e pietre. Cadute senza conseguenze ma degne di lode.
Esagero se definisco questa esperienza come freeride?
Quindi? Che giro ho fatto? All mountain o freeride? Enduro?

O forse ce la stiamo raccontando da un po' e questa è mountain bike? ...Indipendentemente da quanti mm di corsa abbia il mio telaio?
Mumble. Mumble.

Matt Hunter + Brendan Fairclough down A-Line (Whistler)

Matt Hunter follows Brendan Fairclough down... -

Via vitalmtb.com.


BMX amarcord

BMX WORLDS 2009 VIDEO from woozybmx.com on Vimeo.

Ho trovato questo video su trackosaurusrex.com. E'...strano. Particolare. Ed interessante.

Penny Farthing racing

Come ho gia avuto occasione di dire, il mondo è bello perchè è vario. 

bicycletutor.com

Io non sono un adepto del fai da te, ma per chi lo fosse, bicycletutor.com è una vera manna (posto che uno sappia l'inglese). Come suggerisce il nome, il sito è fatto di tutorial per i più disparati argomenti, dal verificare lo stato di usura di una catena a come si monta una bici. Per gli appassionati del genere, imperdibile. 

Carbon Maverick

Mi pare che Maverick abbia perso un po' di smalto in questi ultimi tempi. O forse non smalto ma presenza nei media e di conseguenza nell'attenzione delle persone. Ed è un peccato perchè l'azienda fondata da Paul Turner, creatore di RockShox, è da sempre innovativa ed originale. Ho avuto la prima forcella di Maverick, Duc 32. Pesava un chilo e mezzo, attacco manubrio incluso. Aveva un'escursione di 15 cm dichiarati, 13 effettivi nel mio caso. Prima era montata su una Heckler, poi su una Joker e questa seconda liason non era delle migliori. L'ambito freeride non era quello giusto, ma in versione xc la forcella aveva la sua ragione di esistere. Il peso era (è) fenomenale, il funzionamento buono direi, anche se al tempo soffriva di qualche problema di giovinezza. Questa nella foto (da bikerumor.com) è la versione in carbonio da 18 cm di escursione. Posso solo immaginare che il peso sia strepitoso considerando che già l'originale in alluminio lo era. E' da almeno un paio d'anni che sento parlare di questa Carbon Duc, vediamo se è la volta buona. 

sabato 29 agosto 2009

Ultimate Cycle Chopper (mah)


Giusto per dire, c'è un mercato anche per questi

Motorhome bike (via bikeportland.org)

(Image courtesy of bikeportland.org).
Leggevo questo pezzo piuttosto singolare. La persona in foto qui sopra vive da anni "in" questa bici che si è costruito da solo. La storia è molto americana e non so dire se sia deprimente od esaltante. Propenderei per la prima. Americana perchè ricca di contrasti. Una persona povera che, si legge nell'articolo, afferma di aver percorso pedalando tutti gli Stati Uniti fino al Messico e ritorno. Nei commenti, la storia sembra un po' diversa. Si legge una certa pietà verso questa persona che non ha dove andare e che in mancanza di meglio, si è fatto una casa su due ruote. Comunque sia, il prodotto è talmente originale che l'inventore ha ricevuto richieste (e costruito bici) da clienti perlomeno originali quanto lo è lui. 

Pugsley + Extra-cycle (via bikecommuters.com).


(Images courtesy of bikecommuters.com).
Prende spunto dalla Surly Pugsley, ma è un progetto a sè stante. Ruote over(over)size ed interasse over(over) size per un mezzo da trasporto ideale per aree fredde/nevose o sabbiose. 

Amsterdam by bike (by Kona).


Un breve ed interessante video prodotto da Kona, con voce narrante di Mitchell Scott, giornalista canadese di Nelson, British Columbia, una delle storiche firme di Bike Mag. Il filmato è di tre minuti scarsi, ma illustra con efficacia la cultura olandese dell'andare in bici. 

Cirque du soleil? Carla Fracci? Incredibile, in ogni caso.

Map Cycles



(Images courtesy of mapcyles.com). 
Direi che a questo punto si può parlare di una "scuola di Portland". Le bici oregoniane hanno un look minimalistico dove quello che rimane è quello che serve. Ci fosse qualcosa in più, sarebbe superfluo. Ci fosse qualcosa di meno, probabilmente mancherebbe un pezzo della bici. Non so dire se sia Vanilla il padre putativo della scuola (o Richard Sachs dall'altra parte del continente), sta di fatto che esiste un filo conduttore ed un denominatore comune che unisce questi artigiani. Se dovessi mettere dei tag, userei parole come: purezza, essenzialità, stile, ricerca, creatività, tradizione, innovazione. Le ultime due sono antitetiche ma di fatto i prodotti di Portland sono una versione ultra up-to-date di stili classici. Rivisitazioni fortemente creative di mezzii "semplici" e proprio per questo senza tempo. E' un approccio senza fronzoli ma con molto entusiasmo e con un occhio per i dettagli che ha pochi paragoni in qualsiasi altro segmento del mondo della bici. Nel caso di Map cycles, è evidente l'influenza Vanilla, comunque queste bici hanno forme e tocchi estetici mai banali e mai leziosi. 

Come il cavo del disco anteriore che corre all'interno della forcella o come le ruote da 27,5 usate per una bici da città (e questo mi sembra veramente originale). Sono prodotti custom, non esiste il fatto in serie. Ti metti in contatto con Mitch Pryor, titolare e concordi con lui dimensioni, colori, caratteristiche. Il risultato finale è unico ed ultra personalizzato. 


giovedì 27 agosto 2009

Naked Cycles



 
Ho già parlato di Naked Bikes in passato. Abbiamo fatto anche un'intervista in occasione dell'ultimo NAHBS. E' un'azienda di due persone, marito e moglie, Sam + Annie. Vivono in un posto che definire remoto è eufemistico. Si chiama Quadra Island ed è circa a metà strada tra l'isola di Vancouver e la città con lo stesso nome. A due ferry di distanza da qualsiasi altro posto. Sarà forse proprio l'assenza di caos e la bellezza del posto a far risaltare in maniera così limpida le loro doti artistiche. Sam ed Annie hanno avuto (cominciato ad avere) il loro quarto d'ora di fama quando nel 2008 Lance Armstrong ha ordinato uno dei loro telai, fatto direi piuttosto indicativo di quanto speciali siano i loro prodotti. Hanno continuato la serie positiva vincendo il premio del pubblico all'ultima edizione del NABHS. Di tanto in tanto mando loro una mail e domando: tutto bene? Avete qualcosa di interessante da mandarci? Cosa che ho fatto nei giorni scorsi, la risposta di Annie è stata che avevano una bici super speciale in stato avanzato di produzione ma non ancora a sufficienza da poter essere divulgata. In compenso, mi ha mandato alcune immagini di una bici da turismo, con i coupler per dividerla in due e portarla in giro e con mozzo Rolhoff. La cura è la solita di sempre, il senso del gusto anche. Le foto fatte ieri mattina a Quadra island, British Columbia, Canada. Strepitoso il prodotto, strepitoso anche il potere di internet di annullare le distanze.

The Ride

(Images courtesy of theridejournal.com).

The fact that you’ve made it here shows that you love bikes and are looking for something different to the other magazines and journals out there. That’s good because that’s what The Ride has been created to be.

Credo che ci sia da aggiungere ben poco. Anzi andate sul sito www.theridejournal.com e scaricate gratuitamente il pdf (26.1Mb) del primo numero di questa rivista. Fotografia eccellente, grafica innovativa, contenuti ricercati e di gusto. Bella è dir poco.

Soft Ride


(Image courtesy of softride.com).

Mentre scrivevo del Thudbuster un paio di giorni fa, menzionavo incidentalmente anche la Soft Ride come parte della filosofia “suspend the rider” (and not the bike”). Nell’ultima pagina di Bike Mag da mesi, a mo’ di scherzo, ogni mese una persona diversa è costretta ad usare quella che loro definiscono “shit bike”. Che nella fattispecie è una Soft Ride in versione mountain bike. Se in effetti nel fuoristrada temo che questo sistema lasci piuttosto a desiderare, per la strada e/o per il triathlon, Soft Ride potrebbe avere qualcosa da dire. Non so se avete presente: è un telaio senza tubo piantone, il cui effetto ammortizzante è dovuto ad una sorta di trave di carbonio che bascula. È come andare a cavallo. È un movimento che deve essere metabolizzato. Una volta che si instaura l’automatismo, chi apprezza il sistema sostiene che la pedalata diventi più rotonda, contribuendo alla fin fine ad un maggior comfort di bordo (per così dire). Se sia vero, non lo posso dire. Per conoscenza diretta, ho visto qualcuno rimanerne colpito. Sono rimasto colpito anche io dal fatto che l’azienda esista ancora. È una nicchia, chiaramente, che riesce a mantenere però fascino ed estimatori.

(some more) freestyle. via zlogblog

DONERI ver.6 from kwast on Vimeo.

che dire? Niente. Via zlogblog. Enjoy.

One gear no idea (via dirtmag.co.uk)

One gear No idea from chris akrigg on Vimeo.

mercoledì 26 agosto 2009

Chrome shoes

(Image courtesy of http://www.chromebagsstore.com/ ).
Ho una messanger bag e due rarissime paia di slip-on Chrome della prima generazione. La ditta di san Francisco ha appena presentato una piccola collezione di scarpe, con il tipico look radical- alternative-chic. Disponbili in versione bassa, media ed alta, quest'ultima ha una zip laterale la cui presenza è dovuta a questo: puoi lasciare i lacci allacciati e per togliere e mettere la scarpa usi la zip. Ingegnoso. Comunque sia, non credo proprio che siano importate in Italia ed è un peccato perchè il marchio è originale, ben fatto, ben disegnato e con molto stile. 

Ritchey breakaway


(Image courtesy of http://www.ritcheylogic.com/).
Ho letto tra i commenti del post sulla Breezer un accenno ai prodotti Ritchey di un tempo. Se devo dire, gli accessori di questo marchio non mi fanno impazzire, i telai invece sono interessanti. Tipo questo stradale in acciaio, nella versione breakaway. Ha un sistema che permette di spezzare la bici in due e di poterla trasportare con molta più facilità. Esiste anche una versione in carbonio/titanio, una single speed, una mountain bike. E per 345$ puoi comperare anche la sacca specifica. Per chi viaggia spesso in aereo e vuole un mezzo performante, può essere una buona scelta. 


Thudbuster


(Image courtesy of thudbuster.com).
Voi non sapete perchè non eravate ancora nati ma durante un certo periodo storico, la domanda ciclisticamente parlando era: suspend the bike or suspend the rider? Erano due fazioni opposte, la prima che sosteneva che doveva essere la bici ad ammortizzare il colpo (vedi una normale e moderna full suspension), l'altra che bisogna ammortizzare il ciclista. Della seconda fazione, per capirci, i più famosi erano quelli della Soft Ride. La storia ha dato un verdetto chiaro, sta di fatto che tutt'ora resiste qualche prodotto della filosofia suspend the rider. Il Thudbuster di Cane Creek è uno di questi e considerando gli anni di servizio, una certa utlità e funzione deve pur avercela. Non ho mai avuto occasione di provarlo ma merita una menzione per aver resistito, lui così demodè, uguale a se stesso ed incurante delle mode, fino ad oggi.

Fleet Joust polo bike

Leggo da urbanvelo.org che la Fleet Velo è la prima bici pensata appositamente per il bike polo. (Yeah). E' robusta ed agile, dicono nel loro sito, con ruote da 26, predisposizione per i v-brake ed in acciaio true temper. Se mi posso permettere una digressione, vorrei ricordare che la prima verità del buddismo è che la vita è sofferenza (sic), ma la seconda dice che la sofferenza si limita od annulla limitando od annullando il desiderio. Morale: abbiamo veramente bisogno di una bici specifica da bike polo? Può essere. 

Calfee Bamboo single speed + tandem


(Images courtesy of calfeedesign.com). 
Non mi è ancora chiaro se sia un marketing stunt oppure se il bambù è qui perche ha un senso nell'economia generale del creato. Voglio dire, è davvero un materiale speciale o siamo a corto di invenzioni per stupire il consumatore e creargli un desiderio che prima non sapeva di avere? La risposta è dentro di noi, ma è sbajjata (citazione: Guzzanti).  Quello che volevo dire è: sembra davvero che il bambù abbia delle doti speciali: leggerezza, resistenza, resilienza, ecompatibilità perchè ne cresce tanto ed in velocità. Indubbio il sua valore nella scala del wow factor: quanto più lo wow è accentuato, tanto più si accresce il nostro valore personale.


Parlando di personale, trovo le bici interessanti ed ottime le intenzioni. Tipo quelle di costruirle nello Zambia  in questo materiale bambooesco e permettere una prima forma di mobilità alla gente del posto. E' un progetto nobile e solo per questo il marchio merita rispetto. Merita anche attenzione. La single speed con il manubrio a corna di bue ed il tandem con i nodi e le venature tipiche di quella pianta non sono adatte a chi non ama gli sguardi incuriositi delle persone. Mezzi di carattere per persone originali. 

Cima Tauffi, Appennino Modenese

Si. 1200 splendidi metri di incantevole dislivello su singletrack. Dal crinale, fino al paese tutto di un fiato. Mirtillaie, abeti, faggi e più in basso i metati tra i castagni. Si, signor cartello CAI, lei vive una posizione di privilegio da quassù. Quanto la invidio, quante volte desiderei essere qui al suo posto, pronto di nuovo a imboccare questo sottile nastro di terra battuta che corre veloce verso valle. Come dice? Come qualsiasi cartello è piantato? Beh, non si preoccupi, anche io non sono un fenomeno in discesa....
Allucinazioni a parte il regalo di oggi è la traccia GPS e le solite foto di un giro appenninico che vi lascerà di stucco. Prendete e andate.

lunedì 24 agosto 2009

Garage

Polveroso, disordinato, ma più ospitale di qualsiasi salotto. E' il garage. Anche orme ne ha uno. Fateci un giro quando volete. Ciò che è nostro è anche vostro. Ci trovate tutte le bici che abbiamo avuto il piacere di vedere e provare. Un garage che si rispetti è in continua evoluzione. Così sarà anche questo. Desiderio, fantasia e potere consumistico. Ogni volta sarà aggiornato con le novità che ci capiteranno sotto le mani...
Buona visita. (potrete accedervi ogni giorno dalla barra menù in alto)

domenica 23 agosto 2009

Spiz Zuel, Dolomiti. Helmet camera, for you.

Spiz Zuel, August 23rd, Dolomiti, Italia (short version)

Ieri ho fatto questo: lasciata la macchina a Dont, senza apostrofo, non è un posto-negazione, in Val Zoldana, prendi la strada che porta al Passo Duran, non il gruppo, il passo. Quando trovi la frazione Chiesa, hai due opzioni: uno entri nell'abitato e vai appunto dove devi (Chiesa) e preghi, perchè la salita che verrà è molto peggio di quella che è venuta prima. La seconda opzione è di accettare la prima verità del buddismo che dice che la vita è sofferenza. Si riferiva forse alla pena dalla salita, di questa salita? I don't know, ma morire bisogna morire, tanto vale farlo facendo qualcosa che ci piace. Dopo Chiesa, girare a destra direzione casera Grava. Segue salita su asfalto, molto ripida ed uso gli aggettivi con cognizione ed appropriatezza linguistica. A casera Grava, se siete parzialmente stremati vi potete fermare a mangiare o quello che avete appena visto pascolare (muuuuuu), oppure se siete teneri di cuore, il formaggio (ottimo) potrebbe bastare. Con spalle alla casera, in direzione est comincia la seconda parte della salita. Che è un pelo meno in piedi ma mentre la prima parte è nell'amatissimo asfalto, questa è con rocce grosse e smosse. Io una volta l'ho fatta in bici, ne parlano ancora in paese. It's very very hard. Insomma di solito io faccio due passi in compagnia. Circa un'ora e sei in cima. Dalla quale vedi Pelmo, Civetta, becco di Mezdì ed altre montagne i cui nomi non conosco. Trovare il sentiero per la discesa è un'impresa. Bisogna seguire la cresta in direzione est in qualche modo, c'è una leggera traccia da seguire, finchè dopo circa un km da dove finisce la strada della salita, sulla sx comincia la discesa. Che è, lo dico? lo dico, molto molto bella. Altrimenti non avrei fatto il millino abbondante di salita. La prima parte è un po' tecnica, ma insomma niente di che. Il resto è un sentiero poco battuto (dalle persone, dal vento), con un fondo misto aghi di pino e qualche roccia here and there. S-t-u-p-e-n-d-o. Arrivati al cimitero di Dont, anche detto the Dont Cemetery da cui il film don't go to the Dont cemetery, proseguite in discesa per 100 mt, poi girate a dx, fate due salite e due discese, un paio di km forse, poi la strada si trasforma in sentiero, il giorno in notte ed il brutto in bello. Attenti a non fare come me e cadere nel burroncino, be careful! L'ultima parte del sentiero è come dicono gli americani con espressione molto espressiva, "mind blowing". Un morbido sentieruzzo, che scende e che sale con forme sinuose ed armoniche, quasi come le due canzoni dei Blank Dogs che vi ho fatto ascoltare. Troverete una singolarissima casa di un singolarissimo signore e poi un sentiero con ponticelli ed un ritmo da urlo che vi porta fino a Foppe. Da cui potete scendere per asfalto fino a Dont (you forget about me), dove avete lasciato la macchina. Se devo dire e non vedo perchè non dovrei, uno dei più bei sentieri delle prime Dolomiti, delle seconde ve ne parlo un'altra volta. Statemi bene.


Blank dogs, setting fire to your house

Volevo condividere con voi anche i miei ultimi acquisti musicali. Per un momento ho pensato: forse non sono sufficientemente preparato per parlare di musica. Subito dopo ho realizzato: perchè di bici lo sono?? Qui siamo nel campo dell'opinionismo. Quello che Tarantola ed io facciamo è condividere le nostre passioni. Non siamo giornalisti, siamo evangelisti della bici. O della musica. O di quello che domani ci verrà in mente. Comunque sia, questi sono i Blank Dogs. In questa canzone non si sente tanto, ma il disco è un mix di Joy Division, forse un po di Pavement + un leggero senso di svacco che pervade tutto. Comunque molto eighties ed assieme a The Eternal dei Sonic Youth ed al Hombre Lobo di Eels, quello che ascolto di più. Enjoy.

(Image courtesy of http://www.fusionstudios.com).
Renzo con Lynskey mtb con ruote da 29 in versione turistica e che Tarantola ha incrociato sul Pordoi durante il giro dei 4 Passi, mi ha passato questo sito. E' la storia di una bici molto singolare, sviluppata verso l'inizo del secolo scorso, dalle parti di san Francisco. E' una lettura interessante - come la bici è stata trovata, in che condizioni pietose era, il bisnonno o nonno che fosse con doti da inventore, la grande depressione etc. Soprattutto interessante è il sistema di trasmissione. Direi una sorta di cardano primordiale con un sistema di cambiata, presumo, simile ad un Rolhoff. Presumo perchè ho studiato letteratura americana e la mia compressione tecnica è drammatica. Dalle immagini però mi sembra di dedurre una similitudine Rolhoffesca. Comunque sia, se avete tempo e conoscete un po' di inglese, vi invito alla lettura. 

sabato 22 agosto 2009

Breezer Jet Stream


Qui la storia si fa interessante. Tutto inizia nel settembre 1977 quando la prima creatura di Joe Breeze vince la Repack, epica gara di discesa dal monte Tamalpais. Da allora il nome di Joe Breeze e le sue biciclette Breezer concorrono a forgiare il concetto di quella che da lì a poco diverrà la mountain bike.
Da questi prototipi derivati dai tipici cruiser americani, Breeze attraverso il suo lavoro crea nei primi anni novanta una serie di biciclette da montagna che rappresentano l'apice per quanto riguarda la mtb in acciaio. Stiamo parlando di Breezer Lightning, Jet Stream, Twister, Thunder, Storm e Beamer.
Ecco qui, solo per voi audaci lettori di Orme, un autentico esemplare di Jet Stream, classe 1994, che non ha mai percorso un metro. Il proprietario si rifiuta di montare la catena perché rimanga per sempre immacolata. Abbiamo potuto soltanto sfiorarla, ed assaporare un po' dello spirito che originò il fuoristrada in bicicletta.
Godetene anche voi. (wallpaper Breezer Jet Stream)
Galleria forografica

venerdì 21 agosto 2009

cross pollination

(image courtesy of englehardt via mtbr forum).
Ibrido ergo sum. le macchine sono coupè e 4x4 allo stesso tempo, il telefono è un computer che telefona, la pasta ha carboidrati ma anche le proteine e per tanto che cosa occorre mangiare la carne? incrociare geni è il modo migliore per evitare l'endogamia. sarebbe a dire: l'unirsi all'interno di uno stesso gruppo etnico può essere foriero di problemi, aprirsi all'esterno porta sangue nuovo ed innovazione. tutto questo per dire? per dire che ci sono le ruote da 20 (bmx), da 24 (dirt jump), 26 (non occorre che vi dica), da 27,5 o 650b, e da 29. ci sono anche da 36, ma soprattutto esiste anche un mix di tutto quello che ho detto. 26 posteriore, 27,5 anteriore, o 29 o anche 26 ma con il copertone da 4 pollici. può far confusione e può sembrare un'operazione di marketing per creare un bisogno che non esiste (probabile), io penso che l'innovazione sia segno di progresso, che la ricerca porti sviluppo, e che mescolare sia un modo creativo per evitare di rimanere ingabbiati nello status quo. come si suole dire, paralysis through analysis. è inutile e dannoso fare troppe congetture, prova e vedrai. nell'immagine un ibrido creativo di wolfhound cycles, oregon. au revoir, au revoir.

Creative Commons

(Image courtesy of http://cwandt.com/).
I Creative Commons sono uno strumento, come dire, giuridico e servono a dare il benestare del proprietario dei diritti intellettuali di un oggetto perchè questo medesimo prodotto venga riprodotto senza che a lui ne venga niente in tasca. Invece delle royalties che uno potrebbe ricevere, con questo sistema si distribuisce conoscenza a prezzo zero. Nascono sulla spinta del movimento open source - Linux - e la cosa interessante è che per la prima volta, per quello che ne so io e per quello che ne sanno quelli di
urbanvelo.org, viene applicato al mondo della bici. Cosa significa? Significa che si può prendere il loro progetto, andare da chi ha un tornio e farsi fare l'attacco manubrio esattamente come l'hanno fatto loro. Che non è un granchè come oggetto ma come idea, sì. Il tutto perfettamente legale. Il tutto è perfettamente il futuro. Non so se lo sapevate.

mercoledì 19 agosto 2009

Tela o telaio?


(Images courtesy of jasonwg/flickr).
C'è chi su un tubo mette una scritta. C'è chi sul tubo racconta una storia. Il telaio come una tela di un artista. Certo. Non più una sobria uniforme che classifica marca e modello. Non più un rincorrersi futurista di linee e colori per manifestare la grandezza dell'essere accessorio sportivo. Sporcature di colore, materialità, appunti. Bellezza e casualità. Questa è la diversità di grafica che presenta da sempre un artigiano come Pegoretti, e che oggi desideriamo mostrarvi.

martedì 18 agosto 2009

Retrotec


(Images courtesy of ingliscycles.com).
Passato e futuro. Perchè nulla ha a che fare con il presente. Orme vi presenta Retrotec. Quality bicycles handmade in Napa Valley, California. Retrotec è la parte di Inglis Cycles che produce biciclette la cui forma si ispira al tradizionale cruiser americano. Il marchio rappresenta ad oggi la miglior reinterpretazione di questo tipo di biciclette. 5 stili: classic, half, double, triple e twin. Insomma se siete amanti dei telai tradizionali ne rimarrete solo stupiti, se amate i tubi curvati sarà amore a prima vista.

Una su tutte: Retrotec 29er triple top tube SS

domenica 16 agosto 2009

7 ore e 40 minuti



Cosa vi frulla in testa quando passate una giornata intera in sella?
Capiterà anche a voi di avere da subito mille pensieri, poi d'un tratto il vuoto. La pedalata ipnotica prende il sopravvento. 7 ore e 40 minuti di stand-by mentale. Per questo mi risulta difficile raccontare altro.
Vi lascio alle immagini.
Parco del Corno alle Scale, Passo del Cancellino - Alto Appennino Tosco Emiliano
Traccia GPS (salva oggetto con nome)



giovedì 13 agosto 2009

Ospiti

Vi è mai capitato di riflettere su quanto si possa essere ospiti indesiderati? Più il bosco è selvaggio e più piace. La nostra presenza però non è certo delle più educate. Non ci muoviamo in punta di piedi, ma scendiamo in velocità martellando il sottobosco e arando il terreno con violente derapate. Ora voi mi direte che esistono sport e diverse pratiche che sono molto più di impatto per l'ambiente. Io vi dico di lasciar perdere gli altri, di continuare a scendere in bici nei boschi (come d'altro canto farò io) ma almeno chiedete il permesso e sentitevi come dei privilegiati che praticano il loro capriccioso passatempo in un ambiente superbo.

martedì 11 agosto 2009

Bike Kill Brooklyn (from BMW blog).

Baccanale o liberazione? Creatività o deboscio? tutti e due? nessuno? vita? morte? miracolo e redenzione? who knows and who cares.

domenica 9 agosto 2009

Lamborghini + Pinarello

via zlogblog che l'ha preso da milano fixed. l'avrei preso anche io da lì ma il sito non si apriva. va' a sapere. 

Brooklyn Machine Works (BMW) + Element

Qui parliamo di the coolest of the cool, the hippest of the hip etc. Sono ermetico, lo so. Brooklyn Machine Works, tutti sapete cos'è. Un gruppo di degradati newyorkesi che costruiscono bici con uno stile più prossimo ai Beastie Boys che alla Colnago (per dirne una). Stiamo parlando di un mondo che niente (NIENTE) ha a che fare con quello della bicicletta tradizionale. Bici sono, ma il sapore, il retroterra ed il consumatore sono diversi. Sono bici hip-hop, punk-rock, grind-core, low-fi, neo-prog, non sono  doom metal (no, questo no), sono telai che vanno en pendant con un look underground e per certi versi radical chic (ma non solo). Insomma vi volevo solo dire che BMW, di cui è in parte propetario è Pharrel Williams (cantante, musicista, produttore discografico) ha fatto questa bici in collaborazione con Element, abbigliamento skate. It's the coolest of the cool, the etc etc. si vede alla fine del video. è una bici normale, ma con tutti questi nomi altisonanti.
(via zlogblog.com). 


Reset Films (some more)

  

Reset Films - Home

Ad un certo punto nel filmato parlano di come durante la discesa si formi nelle loro facce un sorriso spontaneo. E come una volta arrivati alla fine, tutti siano parte di uno di quei momenti di spontaneo legame con la vita e con la natura. quando ridi, scherzi, dai un cinque e mandi un urlo di felicità verso un indirizzo generico. al mondo, alla luce, al dio dei singletrack, alla regina delle sospensioni. è l'adrenalina dell'unione con il sentiero, è il senso ultimo che deriva dal grande paradosso: dalla piccolezza di una discesa deriva la grandezza dell'esaltazione per la vita. è solo un sentiero, è solo una bici, è solo una discesa. eppure. eppure. eppure, ti senti come se fossi il re del mondo. il sentiero è ottimismo. banale se volete ma se state leggendo questo, sapete quanto vero è. di questo parla questo film, girato quasi tutto in scozia, con budget inesistente. una versione scozzese del nostro clorophilla. non è neanche nuovo e dentro ci trovate anche quel fenomeno di fluidità che è danny macaskill. reset film è chi l'ha fatto e date credito a chi lo merita.

sabato 8 agosto 2009

Organic Engines

(Image courtesy of organicengines.com).
Se vi serve una bici da carico,
Organic Engines potrebbe essere una scelta interessante. Spiccato senso dell'umorismo e praticità d'uso, direi che questi sono i segni distintivi di questa ditta di due from Tallhassee, Florida. Uno dei loro mezzi è anche adatto a spostare barche. Bicycles with a mission (on a mission?).