domenica 31 maggio 2009

Arestic

(Image courtesy of aresticcomponents.com)
non mi è chiaro del tutto ma sembra che questa arestic sia una ditta giapponese. ne ho trovato da qualche parte una pubblicità che dice japanese engineered da cui deduco che sia giapp. detto questo il sito dice zero ed in effetti i prodotti saranno tutti disponibili dall'autunno prossimo. perchè parlarne allora? mi hanno incuriosito i pedali flat in plastica, trasparente ed in diversi colori. non so se terranno botta ai massacri di un bike park o di una discesa tosta, comunque sia sono piuttosto originali e per darne notizia mi sembra ragione sufficiente.
update:
ho trovato il sito originale e yes, è in giapponese only.l'altro sito è in inglese ed evidentemente per il mercato occidentale e non è ancora pronto. arestic è una ditta bmx con una gamma ampia e variegata di prodotti. interessante. 
(Image courtesy of liteville.de)
non sono esattamente un appassionato di bici tedesche. è un preconcetto più che un problema tecnico. ho sempre ammirato nicolai per la sua continua ricerca tecnica ma gli altri mi hanno sempre lasciato un po' distaccato. poco coinvolgimento emotivo, per così dire. al garda see, provincia tedesca in italia, ho notato diverse liteville. a parte il nome abbastanza disgraziato, i telai mi hanno colpito per un approccio form-follows-function nel design. che tradotto in normalese significa: linee pulite e sobrie, grafiche minimalistiche ed un globale senso di sostanza. per me che sono più discepolo del dio gravità piuttosto che amante della sofferenza della salita, il modello più congeniale mi sembra il da poco presentato 901. un freeride, con escursione posteriore da 170 a 200, a seconda dell'interasse dell'ammortizzatore ed anteriore con forcella per lo meno da 160. il sito riporta un peso di 3 kg senza ammo. il che significa un altro mezzo chilo in più con un fox a molla ed il che significa un peso di partenza veramente contenuto. il sistema ammortizzante è un classico 4-bar, il tubo di sterzo è onepointfive e da quello che leggo nel sito, ogni particolare è stato lungamente soppesato (tipo telaio a spessori differenziati, inclusi anchi i foderi bassi, sistema speciale per bloccare la ruota posteriore, etc). l'idea è di offrire un mezzo per tutte le occasioni. non per fare xc, questo è chiaro ma da un allmountain aggressivo in poi, questo, secondo la casa, sarebbe il mezzo ideale. non esiste un importatore italiano, certo non mi dispiacerebbe farci un giro. questo è quanto ed a presto. 

Castellano Zorro


(Images courtesy of castellanodesigns.com)
31 maggio e nella migliore delle ipotesi saranno 12 gradi fuori. ed allora? niente, dicevo così. in attesa di avere la forza psicologica per sfidare il freddo pre-invernale di oggi, che ne dite se parliamo un po' di castellano design? silenzio assenso (o assenzio?) per cui continuo. Chi di voi si ricorda le URT? Unified rear triangle, quelle full suspension dove il carro posteriore era un tutt'uno con il movimento centrale. in other words: con le full normali, la parte anteriore rimane ferma, si muove quella posteriore. con le urt invece, come dice mr. castellano himself: "the zorro's patented long-travel suspension responds to the terrain, not pedaling input". cioè il carro essendo solidale con i pedali non risente delle forze generate dal ciclista. è come pedalare una rigida, la catena non viene sollecitata dalla trasmissione e di conseguenza ha un comportamento neutro. questo sistema ebbe un certo seguito nei mica tanto fantastici anni 90. la trek Y per esempio era una urt, così come la ben più esotica ibis szazbo, o sempre della ibis la bow ti, non plus ultra di sboronaggine esotica e per molti ancora bici dei sogni. sta di fatto che il sistema è morto e sepolto a parte che per l'inventore stesso. john castellano da quanto posso capire è un post-hippie nord californiano con una predisposizione "to make things different" (oltre che una laurea in ingegneria meccanica al mit). non so chi siano i suoi clienti perchè mai in vita mia ho visto una castellano, comunque sia questa piccola ditta ha evidentemente una sua nicchia e due modelli, tipo: una pivotless dal sexy nome di fango (così, in italiano)

e un modello urt chiamato zorro. mi prenderei una di queste bici solo per supportare pensatori indipendenti come castellano. per altro potrebbe ancheessere possibile che vadano bene. non ne ho idea ma se volete saperne di più, questo è il loro sito.

venerdì 29 maggio 2009

Mike Hopkins/Rampage video (from nsmb.com)


biketrailershop.com

Per viaggiare in bici ci sono due opzioni e relative scuole di pensiero: carica la bici, carica il carrello. Ciascuna delle due ha vantaggi e svantaggi. Premetto che posso parlare con solo semi-cognizione di causa. Mentre non ho mai usato le borse, ho un Bob, l’ho usato e funziona. Lo sganci quando arrivi in campeggio; lascia la bici leggera; ha il baricentro basso per cui aumenta la stabilità del mezzo; ed infine è sempre un argomento di conversazione. Per contro: è un peso supplementare ed in salita si può far sentire; è un bordello portarlo in aereo; costa abbastanza (ma alla fin fine non così distante da un set completo di borse di qualità). Sia quello che sia, se vi volete informare, il posto giusto è biketrailershop.com. Buon viaggio.


moda moda moda

(video da urbanvelo.org)
Ricordate il post nel quale si parlava dell'improvvisa fighezza urbana della fixie? Cioè di come essere un fixie-ato ti faccia d'un colpo diventare una persona a-la-page. E' stupendo dal punto di vista socio-culturale vedere come le idee vengano monetizzate. Non c'è niente di male ed è giusto così ma almeno cerchiamo di essere consci che "we are money". Au revoir.


The decline of western civilization

In stupid white man, Michael Moore tratteggia un esilarante profilo dell’uomo bianco che si atteggia da nero, parla da nero (yo/bro/da/mutafuckka/etc), canta da nero (Beastie Boys) e via stupideggiando. È un bel paradosso considerando che Michael Jackson sta tentando di candeggiarsi con i risultati che sapete. La domanda è: ma a noi cosa? Giusto, arrivo al punto. Il discorso è questo: noi vogliamo essere quello che non siamo o per meglio dire vogliamo avere quello che il nostro vicino ha. L’erba verde etc, proprio quello. Esempio: questa bici qui sotto, una Igleheart
fatta con il sudore della fronte e probabilmente ascoltando i Minor Threat in qualche suburbia di Boston, ecco, questa bici è bellissima. Senso del gusto, dettagli, parafanghi battuti, singlespeed, combinazione cromatica, tetto apribile e vetri elettrici. Quello che mi domando è: mi piace perché bella o mi piace perché non è italiana? Se la domanda sembra stupida è perché lo è. Ma seguitemi se potete. Se vado su fyxomatosis e trovo telai italiani degli anni settanta e cambio campagnolo, che per inciso ha presentato il pacco pignoni ad undici velocità, anche quelli mi sembrano belli. Ma??? Secondo voi, gli Stati Uniti sono diventati quello che l’Italia era un tempo? Da un libro che ho letto qualche giorno fa (Talento da svendere di Irene Tinagli, ricercatrice italiana alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh) sembra che l’Italia abbia perso il suo potere di creare. La leggendaria fantasia italiana dov’è? Dove sono le piccole start-up che con coraggio e determinazione portano sul mercato il sogno di pochi magari destinato a diventare il prodotto di molti? Siamo in declino? C’è speranza? Mi devo trasferire a san Francisco? (non credo, al limite a Vancouver). Sono un po’ preoccupato di questa latitanza creativa e non so valutare se: a) dipende da mio preconcetto: b) esiste e preoccupa. Voi cosa ne pensate? Conoscete piccole aziende che innovano? Se si, la mail la sapete ed aspettiamo vostre notizie. Buon fine settimana.

giovedì 28 maggio 2009

Lupine lighting systems

(Image courtesy of lupine.de)

Lupine, conoscete? Ditta tedesca che risponde allo stereotipo di eccellenza nella costruzione e qualità. Se questa fosse una macchina sarebbe una Bentley, se fosse una bici una Indipendent in titanio, se fosse un sistema di illuminazione sarebbe Lupine. Chiaro? The proof is in the pudding, si dice qui in provincia di Treviso. Non proprio ma quello che voglio dire è questo: voi non avete mai visto niente di così illuminante in vita vostra (e neanche nella mia). Prova pratica la scorsa settimana: di notte in un bosco di fronte a casa (non mia, ero a Vancouver). Pensavo stesse arrivando una moto ma era Lupine. No, davvero. La qualità costruttiva è dell’altro mondo, la potenza “chiarificatrice” anche, il prezzo idem. Pare che qualche negozio in Alto Adige le venda, capisco sia un prodotto per pochi visto il prezzo Gucci-esco. Dalla mia prova sul campo e per quello che io posso dire, il sistema di illuminazione più avanzato sul mercato.

Sedona helmet cam video (da bikemag.com)

Vorrei parlare di posti più vicini e sono sicuro che ne parleremo nel futuro prossimo. Detto questo, la mecca della mountain bike rimane l’America (del nord). Con la sua varietà di paesaggi, dal verde intenso della parte più a nord della costa pacifica, la cosiddetta “Wet Coast”, alle lande lunari dello Utah al terreno roccioso e secco tipico dell’Arizona. In effetti quest’ultimo stato è entrato in graduatoria solo di recente. Io non ci sono mai stato, cioè ci sono stato ma non in bici ma racconti di amici che si sono andati, parlano di sentieri memorabili ed avventure epiche. Sarà vero? Non saprei. Sta di fatto che curiosando su bikemag.com ho trovato questo video girato con helmet cam proprio a Sedona. Enjoy.



unicycling and more in British Columbia (da singletrackworld.com)

mercoledì 27 maggio 2009

commuting gets Crisp


E' l'idea di commuter secondo Crisp Titanium. E' la visione che ha fulminato molti (orme compreso) alla recente fiera europea degli artigiani del pedale. Utlizza lo standard 69er. Ruota da 29 anteriore, ruota 26 posteriore. Splendida la forcella in titanio. E' l'esordio di Darren sulla trasmissione a cinghia; quella utilizzata è una Gates/Carbon Drive abbinata ad un mozzo posteriore Shimano Alfine con cambio interno a 8 velocità. Sempre Alfine il mozzo anteriore con dinamo integrata per coordinare uno o più fari. Singolari gli ampi ma cortissimi parafanghi in carbonio.
Commuting never looked so good.


hi resolution
(Images courtesy of crisptitanium.com)

Hammerschmidt

La scorsa settimana ho usato una Knolly Delirium con Hammerschmidt e vi volevo dire come andava. In breve, bene. Il cambio è repentino e solido, specialmente da piccolo a grande, per così dire, è come una fucilata: secco e velocissimo. Da grande a piccolo bisogna fare l'abitudine a spingere il manettino fino alla fine quando un poco percettibile click ti avvertirà che hai cambiato. Non so dire se il rapporto più piccolo corrisponda ad una tradizionale corona piccola. Direi di si. Io facevo fatica lo stesso in salita ma questo presumo dipenda dal mio eccessivo carico calorico più che da carenze della trasmissione. L'altezza dal suolo è degna di un pick-up e l'ho maltrattato con dispetto ma senza alcun segno di cedimento. Per lo meno suo, mio è una storia diversa. L'ho usato in un'ambiente challenging dove più a che cambiare pensavo alla sopravvivenza. Per la settimana di prova e sulla base della mia inesistente conoscenza tecnica, posso dire che: il prodotto funziona e forse è un possibile prossimo acquisto. Detto questo, non rimpiazza un cambio tradizionale nè è più leggero ma: a) la catena non cade; b) il cambio sta a metri di distanza dal terreno; c) zero manutenzione; d) rapporti di demoltiplicazione simili ad una doppia da freeride; e) fa la sua porca figura. Non va bene su tutti i telai. Chiedete al vostro rivenditore di fiducia before you buy.

charlie cunningham


(images courtesy of cunninghambikes.com)
in un attacco di retrismo e perchè il jet lag non è ancora scomparso, mi ritrovo alle sei di questa mattina a leggere il sito di charlie cunningham. si può? si può. partner da sempre di jacquie phelan, anima originaria di WTB ma soprattutto costruttori di telai in anticipo di qualche secolo sugli altri. guardate le foto.


primi anni ottanta. geometrie compatte, tubo orizzontale ultra-sloping, molto tubo sella da cui si deduce uno standover molto basso. voglio dire, questo uomo era avanti. queste sono le primissime bici in alluminio quando tutti erano in trip acciaistico. se non bastasse, lui e la sua originale compagna per un bel pezzo hanno abitato in una casa su un albero (??) a marin county. Io che pur non sono un particolare amante del passato e che le mie bici storiche a parte una le ho tutte vendute - ed erano stupende, tipo ventana marble peak del 95 che io ed un amico diseredato importavamo con grande piacere e zero successo - io penso che charlie cunningham sia stato uno dei più grandi innovatori che la mountain bike abbia avuto. in anticipo con i tempi e mi risulta di indole riservata, rivoluziona il mondo della bici e poi scompare. Non ho idea di cosa faccia oggi ma in questa calda mattina di fine maggio un doveroso omaggio mi sembrava dovuto. amen.

Mountain Goat


(Images courtesy of firstflightbikes.com)
così sembra che mountain goat sia risorta. i vecchi sanno, i giovani ascoltino. gli anni ottanta sono passati alla storia per a) i neo-romantici (spandau ballet, dur dur, etc); b) la musica dark (joy division, sisters of mercy, primi cure, dead can dance etc); c) la mountain bike diventa popolare. mantis? fat chance? amp? ottanta/ottanta/ottanta. tra questi precursori, anche mountain goat. i'inglese è fantastico perchè nobilita anche il nome più disgraziato. tipo che so: mountain cycle (bici da montagna, capirai che nome e che fantasia), oppure capra di montagna. e qui torniamo appunto a mountain goat.

ricordo che ero abbonato a mountain bike action, leggevo i test e quanto l'america mi sembrava l'america non vi posso dire. cioè ve lo potrei dire ma in realtà poi ci sono andato e l'america non era più tanto l'america ma questa è un'altra storia. sta di fatto che ripassavo gli articoli a memoria e questo esotismo californiano mi faceva probabilmente sognare. Tanto avrei voluto una bici del genere che, bhe, me la sono comperata. Non una mountain goat, ma una mantis flying V (nel 94, fratelli, verde, meravigliosa). detto questo, di cosa stavo parlando? mountain goat e la farò breve: first flight è un negozio museo americano e con il benestare del fondatore del marchio, ha rimesso in moto una piccola produzione artigianale. i nostalgici avranno un brivido di commozione, gli altri non saprei.

martedì 26 maggio 2009

Come frenare una fixie (o tentare di)

Da wired.com, un wiki su come frenare una bici con il pignone saldato. Che fa tanto figo ma voglio vederti frenare quando una macchina ti taglia la strada.

Kranked - Revolve teaser

Kranked - Revolve Teaser from http://coastalcrew.blogspot.com/ on Vimeo.

Anthill films

Prima era The Collective, adesso si chiama Anthill Films. Uno dei due soci fondatori – Jamie Houssian – ha intrapreso altre avventure, gli altri, con in testa Darcy Wittenburg, hanno continuato lungo la strada tracciata da the Collective. Meno salti da 20 metri e molto molto più stile. Prossimo film “Follow me”, atteso per la primavera 2010. Nel frattempo, godetevi questo.

Anthill Films Demo Reel from Anthill Films on Vimeo.

lunedì 25 maggio 2009

Ryan Leech

Leggevo su Dirt Rag un articolo che parlava di Ryan Leech. Per chi non lo sapesse Leech è uno dei rider più fenomenali, con doti funanboliche e di equilbrio con pochi uguali. L'articolo non toccava in realtà molto gli exploit atletici ma ne analizzava invece l'evoluzione "etica". Leech da atleta straordinario si è trasformato in ambasciatore di un messaggio di pace e rispetto verso l'ambiente. Leech stesso attribuisce questo cambiamento ad una nuova coscienza ambientale e sociale che cominciò a farsi sentire mentre girava la parte per kranked 6. Si trattava del solito percorso da folletto del bosco solo che il bosco in questo caso era stato seviziato. Cominciò a notare gli spazi vuoti dove un tempo erano gli alberi ed a domandarsi quale era l'impatto dell'uomo verso un ambiente delicato come quello della foresta. Morale: un anno sabbatico seguito da poco da un ritorno alle sue solite inimmaginabili performance. Per chi volesse vedere la sua parte in quel film, eccola qui sotto. Non è nuova ma lo spettacolo rimane. 


Seal Line urban backpack


Seal Line è una linea di Cascade Design, azienda famosa (si fa per dire) per la sacca idrica Platypus. La scorsa settimana a Vancouver ho comperato questo zaino minimalista, con chiusura "ad arrotolamento", totale impermeabilità, linee pulite e di un certo fascino (per me per lo meno). E' un prodotto più a togliere che a mettere, nel senso che ha tutto quello di cui c'è bisogno e niente altro. Gli spallacci sono ben fatti, ha una tasca esterna per mettere un portadocumenti, il cellulare o per i più a-la-page uno smart phone a patto che non sia troppo grande. Leggero, ben costruito e con un forte fattore esotico. Non ho idea se sia distribuito in Italia, nel caso non lo fosse, meriterebbe. Au revoir.

venerdì 22 maggio 2009

vancouver descritta per voi



nel 2007 nell'area metropolitana di vancouver - 2 milioni di persone - c'erano 286 starbucks.  oggi sempre un'enormità ma in netta diminuzione. se vi capita di passare da queste parti e proprio non potete fare a meno di un "laatee masciato" andate pure in uno starbucks ma se posso permettermi, vi consiglio io qualche posto più interessante. considerato che siete italiani, mi auguro che non vorrete mangiare pasta a 10.000 km da casa, giusto? giusto. essendo la città un vero melting pot con un grande preponderanza di asiatici, vi potrei suggerire di andare al mercato coperto di granville island e di cercare quello che fa per voi. la selezione è ultra ampia ed il dubbio è forte. cinese, giapponese, italiano, messicano ed il mio - di gran lunga - preferito, l'indiano. il posto di per sè stesso vale la visita. se volete andarvi a vedere qualche negozio di bici hard core dovete andare nella north shore. downtown o sud della città non è che ci sia tantissimo. o meglio ci sono un sacco di negozi ma con prodotti esotici per loro ma non per noi. tipo lungo broadway troverete un negozio che si chiama la bicicletta, dove tra le altre cose vendono pinarello. lasciate tranquillamente perdere e tirate dritto lungo la stessa strada in direzione est. all'altro lato della strada prima trovate un enorme negozio sportivo - mec, cioè mountain equipment cooperative, attenzione dovete farvi la tessera per comperare - subito dopo nello stesso lato della strada, si trova mighty riders. questo è un negozio piuttosto sfiziosetto. tipo con fixie, bianchi riviste in chiave urbana (stupende) ed i carmina burana in sottofondo. ma non siamo qui per perdere tempo e riflettere troppo, noi vogliamo azione. non so perchè ho scritto questa cosa, forse sono stato infuenzato dal modo di dire "paralysis through analysis". sta di fatto che la città è grande, sul mare, con le montagne dietro ed in parte. potete andare in barca a

 vela se volete (come ho fatto io due giorni fa, stupendo), oppure visitare il museo di antropologia alla UBC (university of british columbia). questo raccoglie manufatti indiani ed è veramente affascinante. per provare invece i sentieri, vi suggerisco di contattare qualche agenzia locale, tipo che so freerideguides.com. non credo vi convenga andare da soli. primo perchè non è cosi facile trovare i sentieri, secondo perchè i medesimi possono essere fortemente dangerous. come nella vita, meglio sapere dove si sta andando. per finire: se volete vedere persone alla moda, andate a kitsilano (kits per gli indigeni), se avete preferenza per le persone del vostro medesimo sesso, direi che il west end è il posto giusto (anche se in generale vancouver è famosa per essere liberale e tollerante), se volete invece vedere italiani andate in commercial drive. un consiglio: evitate l'inverno perchè piove sempre (ho detto sempre), l'estate è dolce e ventilata e la città, ne sono sicuro, vi lascerà un segno nel cuore. 

giovedì 21 maggio 2009

Freeman trasport

(Images courtesy of freemantransport.com)
Come coniugare alta classe, semplicità e bicicletta? Facile. Freeman Trasport.
E' un marchio americano che produce due modelli di bici, capellini, abbigliamento, accessori e borse da viaggio. E' una realtà giovane nata nel 2006 da un artista e designer, Nathaniel Freeman, e dal suo compagno di viaggi in bici Benjamin Ferencz.

Sconcertante a mio parere la cura dei dettagli e la semplicità del loro prodotto.

Gravel Racer è la loro bici commuter, realizzata in onore del bis-nonno che all'epoca della rivoluzione industriale contribuì alla realizzazione della Colt 45. Ferrosa e ruginosa con cera protettiva tipica dei revolver del tempo.
Fissa o contropedale, il telaio è facilmente smontabile per i viaggi aerei o per qualsiasi vera esigenza di viaggio. E una volta smontata è inseribile in una prestigiosa sacca di tela. Ci piace Freeman Transport.

mercoledì 20 maggio 2009

Intense M6


Inutile negare che la mia personale attitudine creativa abbia da tempo sepolto qualsiasi capacità tecnico valutativa. Mi spiego meglio. Amo dannatamente la bicicletta sotto ogni suo aspetto. E tra questi c'è anche la discesa. Ora la DH credo sia uno degli aspetti più tecnici del pedale. Un mondo pieno di schemi di sospensione, tarature, diagrammi sulle curve di compressione. Uau. Non ci capisco nulla. Ma adesso arriva il bello. Faccio tanta discesa, anche quando faccio colazione assieme a mio figlio guardando Season.
Quindi nonostante tutte le volte chieda al Conte (il mio compagno di merende da bike park) se la compressione delle alte velocità la debba chiudere e aprire ho comunque maturato una sensibilità magica. Quando scendo riesco ad avere delle sensazioni reali rispetto al comportamento della bicicletta. Sensazioni che mi suggeriscono precisamente quali modifiche tecniche apportare al mezzo. Non leggo mai i manuali. Mi annoiano. Ma guido la bicicletta e lei mi parla. E arrivato in fondo mi serve solo un interprete che traduca le mie idee in 3 click in meno di queste benedette alte velocità.

Questa neccessaria premessa per dirvi che domenica scorsa sulla pista della Doganaccia ho avuto il privilegio di utilizzare una Intense M6 equipaggiata con Cane Creek Double Barell e una nuovissima Rock Shox Boxxer Team. Dopo una veloce chiaccherata con la "piccola blu" le cose sono andate alla grande. Ho provato diverse bici da DH nel corso degli anni, ma credo che questa abbia una grande differenza rispetto alle altre. Guidandola ho avuto la sensazione di una scorrevolezza e una stabilità unica, quasi come se le sospensioni si escludessero quando non sono neccessarie e si deve correre veloci. Per poi rientrare magicamente in azione nel momento in cui il gioco si fa duro. I vantaggiì sono una risposta allo scatto ed una reattività incredibile.
Mi è davvero piaciuta questa azzurrona. Ma le mie sono solo considerazioni empiriche di un creativo.
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Meglio dunque lasciarvi alle immagini di questa M6.

Per informazioni:
Intense Cycles
DSB - distributore italiano Intense Cycles

martedì 19 maggio 2009

Wicked Fat Chance



"Don't tread on me." Una reintrerpretazione della bandiera a stella e strisce ed un rettile, assieme ad una premurosa raccomandazione pre-riding che tanto ha il sapore di cactus cup. Una montain bike fatta di fantasia e sperimentazione. Colori, decorazione, acciaio. Caschetti Etto. Massici e improbabili gruppi cambio Campagnolo. Esili e musicali forcelline in acciaio, teste di forcelle dal fascino indiscusso. Facce affaticate ed impolverate che correvano gare Norba ....Questo evoca nella mente il marchio Fat Chance.
Yo Eddy, Yo Betty, Buck Shaver. Wicked Fat Chance, F*ck'n Fat Chance, Shock A Billy erano solo alcune delle creazioni del marchio guidato da un icona americana dei costruttori di mountain bikes: Chris Chance.
Fat chance cycles nasce nel 1982, e scrive alcune delle pagine più prestigiose degli albori della bicicletta da montagna.
A tal proposito potete curiosare questo video su Fat Chance cycles.

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Ora potete capire perchè avere tra le mani un esemplare di "Wicked Fat Chance", nuovo e mai utilizzato, possa causare alla mia debole personalità uno shock seguito da una convulsa sessione fotografica.
Guardate ed esternate. Fa bene allo spirito.

lunedì 18 maggio 2009

sono scarso io o sono davvero difficili i sentieri canadesi?


nella vita tutto è relativo. è solo questione di punti di vista. se chiedi ad uno di qui se ladies only è un sentiero tosto, la risposta sarà no. se lo chiedi a me, la risposta sarà si. per cui? deduco che a) non sono bravo come loro; b) abbiamo standard diversi; c) l'italia è in declino. per dire: pensi che il sentiero 601 sul lago di garda sia difficile? è NIENTE confronto a questi. la qual cosa ci porta alla logica domanda: come sono i sentieri qui, a Vancouver? giusto per dare un colpo d'occhio generale, ci sono tre montagne in città: cypress, fromme e seymour. cypress è famoso per il terreno naurale. pochi stunt, in compenso tutto è semi-verticale e scivoloso. dubito che su cypress ci sia qualcosa alla mia portata. voglio dire, ne sono sicuro. fromme e seymour hanno qua e là qualche sentiero più umano. ma hanno anche dei mostri orrendi tipo un sentiero dal nome gmc. questo ha stunt suicidi e non per scherzo. morale? non so. quello che posso dire che le persone qui ci pensano un pezzo prima di dire: ah si, adesso mi viene in mente un sentiero che puoi fare anche tu. tutti gli altri ve li racccomando. bisogna anche dire che una volta che hai familiarità con la morte, queste piccole tracce infernali, dovrebbero sembrare più umane. dico così, non che lo sappia. io le ho fatte un po' di volte ed a me fanno venire in mente sempre la medesima domanda: perchè sono qui? la risposta non è chiara ma penso che abbia a che fare con ipotetiche compensazioni di altre mancanze. dico io, eh. ci sono una vagonata di altre montagne, da sfu, a vedder al famoso woodlot ma se per caso vi capita di passare di qui e volete avere la assoluta certezza di spaventarvi, una qualsiasi opzione nella north shore farà al caso vostro. statemi bene.

Severed Dick, Vancouver, 16 maggio (riposto)


Squamish, part 2

Squamish è a nord di Vancouver. Tipo direzione Whistler. La strada costeggia l'Howe sound, nella Sunshine Coast. E' un luogo di suggestiva bellezza. Le montagne a nord che si affacciano sull'oceano. La strada è in rifacimento. La stanno allargando per le olimpiadi invernali che si terranno il prossimo anno.
Da Vancouver, Squamish è circa ad un'ora di strada. La cittadina potrebbe essere la versione canadese della nostra Riva del Garda. Un paradiso per il mountain biking (qui si tiene una famosa gara dal nome di Test of Metal), il windsurf/kiteboard (grazie a un possente termico che implacabile si alza nel pomeriggio) ed arrampicata (con il Chief, che mi dicono essere una delle pareti più rinomate per lo sport). Ieri il clima era riva-del-gardoso. Caldo, secco e ventilato. I sentieri però hanno zero della gentilezza di quelli italiani. Il gruppo era: io, Noel e Leonard (Len per gli amici). Quest'ultimo di 49 anni, con bici freeride e 5.10 alte. Un manico mica da poco. La moglie di Len ci scarrozza un pezzo, così evitiamo un po' di salita. Poi, un'ora secca a spingere la bici. In cima ci sono dei ripetitori e la vista è wonderful. Chiedo a Len: difficult trail? Nah, easy, really easy. Non è una forma di cagonismo da parte loro. Sono così abituati a questi livelli, che il sentiero che stiamo per fare si colloca alla base in una ipotetica scala di difficoltà. Non c'è bisogno di dire, che per uno standard medio europeo, il sentiero è fortemente (fortemente) carogna. Drop in curva, rock faces, radici, linee verticali. Nel video che ho postato prima si vede qualcosa, ma tutto il vero infame l'ho tagliato. Perchè? Andavo a piedi e non mi volevo sputtanare in mondo visione. Ecco. Noel in qualche punto per non farmi sentire troppo sfigato mi suggerisce che: walking is not a shame. Non mi devo vergognare di camminare. Non mi vergogno ed in qualche punto cammino. Il pomeriggio c'è il secondio giro. Che io salto. Il giorno prima su severed dick ho tirato una discreta cartella e zoppico vistosamente (scusa meschina, lo so). Il primo giro lo faccio con notevole sofferenza. Sia per il cardiopalmo sia per la gamba dolorante. Len e Noel si fanno portare in cima ad una collinotta (vado anche io a vedere), si fanno quindi due discese. La prima delle due viene descritta come extremely severe. Steep and tricky. In sostanza, la gamba dolorante cade a fagiolo ed evito di fare una discesa con bici in mano. Il mio ego ne avrebbe risentito. Per descrivere meglio il posto: Len ha un figlio che sta diventando quasi un semi pro mountain biker. In effetti, nella foto si vede cosa hanno costruito di fronte a casa.
Dal cancello si vedono passare persone con bici da freeride. Facciamo due passi a piedi ed in mezzo al bosco troviamo un percorso tipo bmx, un dirt track. Una sorta di slopestyle autocostruito. Ci sono tre ragazzini e facciamo due chiacchere con loro. Ormai è sera.
Barbecue (vegetariano per me, thank you) con anche i genitori di Len. Che mi racontano queste fantastiche storie nord americane. Tipo: nato a Winnipeg, Manitoba, poi spostato a Victoria, Isola di Vancouver, British Columbia, poi un migliaio di km di più a est, poi etc etc. La serata finisce e torniamo a Vancouver. Borsa del ghiaccio e speriamo che la botta passi. O forse no.

Squamish, British Columbia, 17 maggio 2009

squamish, may the 17th 2009 from marcello libralato on Vimeo.

Dopo vi dico. adesso mi devo mettere l'arnica e tenere la borsa del ghiaccio nella gamba. ecco, si. a dopo. 

domenica 17 maggio 2009

Trip to Canada

arrivo venerdi sera. sequenza di volo: venezia/francoforte - francoforte/toronto - toronto/vancouver. mi recupera all'aereoporto Noel (di Knollyiana fama) e mi deposita a casa di amici, quattordicesima e willow. la differenza di fuso orario è di nove ore (indietro). la mattina Noel mi ripassa a prendere, andiamo nei suoi uffici, recupero una delirium t con montaggio freeride light (fox 36 float davanti, fox dhx 5.0 dietro, pipa da 4 cm e, non c'è bisogno di dire, pedali flat. Andiamo a portare un'altra delirium in un negozio (different bikes) nel parcheggio allla base di Seymour. Proseguiamo in macchina e lasciamo la macchina al "trailhead" (inizio del sentiero). sono stordito da una notte insonne, jet lag, e poi sono proprio stordito di mio. risaliamo il sentiero, ne incrociamo uno più grande (baden powell) e poi scegliamo il più sfigato di quelli in discesa, che per inciso si chiama severed dick (cioè, sorry, cazzo tagliato). il nome è in onore a chi lo faceva con le rigide negli ani novanta. per la cronaca, è difficile ancora adesso. per i local un sentiero "mellow". tranquillo. dal filmato che ho postato sembra in effetti niente di sconvolgente, perchè la camera appiattisce il terreno e ne dà una visione distorta (nel senso di, facile). in effetti rispetto ai sentieri che ho percorso in altre occasioni nel passato qui a vancouver, il sentiero è mellow indeed. a tal punto facile che con un pedale mi aggancio ad una roccia e tiro la più classica delle mine. con relativa coscia contro roccia e manubrio su sterno. mellow indeed. faccio finta di niente (ho tagliato quel passaggio doloroso dal video che ho postato, ecco) e tiro dritto. nel dolore, decoro. detto questo, torno a casa zoppicando vistosamente. ghiaccio e psicoterapia. perchè domani, cioè oggi, si ripete. destinazione squamish.
au revoir and talk to you soon.

martedì 12 maggio 2009

EHBE



EHBE, ovvero European Handmade Bicycle Expo.
Con qualche anno di ritardo rispetto al prestigioso NAHBS americano, anche i costruttori europei hanno voluto mettere in piazza le loro creazioni. La prima edizione si è appena conclusa. Stessa filosofia, stesse regole: biciclette artigianali, esercizi di stile a pedali e qualsiasi altra curiosità che possa servire a celebrare la bicicletta con più attenzione alla passione, alla cura del dettaglio e alla creatività piuttosto che al mercato. Evviva.

Crisp Titanium

Amaro

Julie Racing Design

Dailybread

Grazie alle foto degli amici di biciclista, possiamo mostrare anche a voi tutte le prelibratezze provenienti dalla fiera.
EHBE DAY 1
EHBE DAY 2
EHBE DAY 3

lunedì 11 maggio 2009

Tour de Corse



Col de Vergio. 1457 s.l.m. Roger indossa una leggera camicia a manica corta degna di un vero lord inglese. La mia attenzione cade sui suoi piedi che, inguainati in sandali di cuoio e calzini grigi di cotone, continuano a zampettare instancabilmente.


E' visibilmente felice di averci incontrato e di fare con noi due chiacchere.
"Don't you believe that it's come the time to buy a new bike?" - gli domanda Paolo divertito dalle innumerevoli riparazioni che Roger ha operato da autodidatta sulla sua bicicletta. Filo di ferro, cinghietti e nastro adesivo sono i collanti di una bicicletta che trasuda mille avventure.
"I can't it!! I'm too friend of her. I've travelled all around europe since 1977...!!! She is my best friend." - risponde a tono Roger.


Vorticosi pensieri soffiano come il vento nella mia testa. Da qualche giorno sto assaporando il piacere di essere un viaggiatore a pedali. Tutto è rallentato. Il ritmo della bicicletta impone ai miei sensi una più attenta e preziosa osservazione. La mia pedalata ora è amalgamata con il riflesso del sole, con il volo degli uccelli e con l'infrangersi delle onde. Nessuna tabella di marcia. Il tempo è scandito dalla luce solare. Le giornate sono trascorse in sella per placare la famelica ricerca di nuovi orizzonti. E' la nostra prima esperienza. 6 giorni in corsica. 6 giorni di pedalata. Magari anche noi domani diventeremo veri viaggiatori a pedali come Roger.

Tour de Corse. Photogallery